Vita da Poliziotto Penitenziario
Abbiamo già dedicato un post a questa importante e delicatissima figura. Ma la situazione lavorativa del Poliziotto Penitenziario merita una continua attenzione.
Le polemiche e le campagne di sensibilizzazione sulla situazione delle nostre carceri è cosa purtroppo annosa, di cui si è parlato anche recentemente, per bocca dello stesso presidente Napolitano. Anche noi di Nuovi Concorsi riteniamo giusto dare, per quanto possibile, la giusta eco a questo delicato argomento. Sia per sottolineare la difficile situazione di sovraffollamento ma anche per rendere chiaro in che condizioni spesso lavorino i poliziotti penitenziari. Figura spesso sottovalutata, della cui importanza e delicatezza forse non ci si rende conto appieno.
Ma perché questo articolo in un sito che si occupa di concorsi? Ancora una volta alcuni nostri lettori si chiederanno cosa centri con i concorsi un articolo di questo tipo e noi, ancora una volta diciamo che il nostro lavoro è anche quello di fare informazione su quanto accade nel mondo delle Forse Armate e di Polizia.
Di cosa si parla questa volta? Nello specifico oggi parliamo del Carcere di Busto Arsizio, una struttura nata per dare posto a 167 detenuti e che si trova a dover organizzare la vita di 400. Una interessante intervista pubblicata sul quotidiano on line Varese News fatta ad uno degli agenti che qui lavorano, mette in luce una situazione anche lavorativa estremamente difficile.
Quali sono i maggiori problemi? Non è certo cosa nuova: al primo posto, tra i problemi, vi è quello della carenza di personale, problema da cui derivano tutti gli altri. Un problema che comporta una maggiore difficoltà nel mantenere la sicurezza e che obbliga i poliziotti a fare lavori che non competono loro con conseguente mancanza di risorse per altre mansioni specifiche.
La vita da poliziotto penitenziario qui, come altrove, diviene un continuo logoramento di nervi che influisce, talvolta, sul modo con cui gli agenti vivono il loro rapporto con i detenuti. I momenti di nervosismo sono inevitabili con conseguente rischio del sereno svolgimento del lavoro. Ma del resto, come affermato da alcuni agenti, è difficile dover ricoprire anche il ruolo di “psicologi”, confidenti di una umanità disperata e problematica.
Un esempio? Nell’articolo citato (che consigliamo di cercare in rete e di leggere) viene fatto l’esempio delle docce. A fronte di un regolamento che vorrebbe le docce all’interno delle celle, in questo carcere non è così. Ve ne sono solo quattro in ogni sezione e alcune guaste. Questo cosa comporta? Che gli agenti debbano andare “fuori dalle regole” e allungare l’orario durante il quale è consentito lavarsi, per permettere a tutti di farlo. Sembra semplice ma, in realtà, questo significa che se dovesse accadere qualcosa al di fuori dell’orario stabilito, di chi sarebbe la responsabilità?
Un lavoro delicatissimo, per cui vengono richieste competenze e attitudini particolari ma che, ad oggi, viene svolto in condizioni al limite del lecito. E lo stato cosa fa? Taglia proprio la dove, invece, più servirebbe investire. E anche di questo la politica dovrà assumersi qualche responsabilità e agire di conseguenza. A tal proposito ha fatto giustamente sorridere d’amarezza l’ultimo bando di concorso per agenti penitenziari che, complessivamente tra ruolo femminile e maschile ha messo a disposizione solo 214 posti.
Per avere un’ulteriore idea di cosa significhi la vita da poliziotto penitenziario consigliamo di leggere la straordinaria (e piena d’amore per il mestiere) intervista che la giornalista Cinzia Ficco ha pubblicato sul suo blog Tipi Tosti a Mimmo Mastrulli, fondatore dell’Osapp, uno dei maggiori sindacati di Polizia Penitenziaria. Mastrulli, dal 1978, Ispettore Superiore del Corpo di Polizia Penitenziaria racconta i suoi inizi, la sua cariera e cosa significa fare oggi il poliziotto all’interno delle carceri. Un’intervista davvero illuminante.
E le condizioni economiche? Anche questo è un argomento delicato che suscita non poche polemiche e che è tra le cause del fenomeno del “doppio lavoro” che molti agenti, e non solo di Polizia Penitenziaria, sono costretti a svolgere per far fronte alle spese. In linea di massima un poliziotto appena assunto guadagna circa 1200 euro netti al mese: pensiamo che un suo collega tedesco ne guadagna circa 1600 euro, un francese quasi 1700; in Inghilterra lo stipendio può arrivare a 2500 sterline. E le remunerazioni sono un elemento importante per la professionalità di uomini e donne che servono lo stato con tanta abnegazione e sacrifico.
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