È morto ieri, dopo una lunga malattia, il capo della Polizia Antonio Manganelli. Poliziotto e investigatore dalla lunghissima esperienza, si è assunto il difficile compito di ammettere la gravità di alcuni episodi che hanno visto coinvolta la Polizia di Stato
È morto ieri Antonio Manganelli, capo della Polizia di Stato, ricoverato al San Giovanni di Roma. Era malato da tempo anche se, della sua malattia, si sapeva e si parlava pochissimo. Un personaggio a volte discusso ma, sicuramente, una figura imprescindibile per chi nella Polizia ci lavora.
La sua decisione di entrare in Polizia Manganelli la prende da giovanissimo, quando il suo sogno è quello di diventare investigatore. Il suo percorso comincia con una laurea in giurisprudenza a cui fa seguito una specializzazione in criminologia clinica. Entra in Polizia e il primo decennio della sua carriera lo vede subito impegnato in campi delicatissimi come quello della lotta alla mafia e dei sequestri di persona. Diventa poi una delle figure più importanti del Nucleo Anticrimine collaborando anche con Falcone e Borsellino, esperienza questa che lo condurrà a diventare una figura di riferimento anche per le polizie di altri paesi.
Arriviamo agli inizi degli anni ’90 quando diventa direttore del Servizio Centrale Operativo e del Servizio di Protezione dei collaboratori di giustizia proprio nel momento in cui nasce un’altra eccellenza investigativa e cioè la Direzione Investigativa Antimafia. La sua carriera lo vede poi diventare questore in due città complesse come Palermo e Napoli, quindi Direttore della Polizia Criminale e Vicedirettore della Pubblica Sicurezza. Il suo lavoro e la sua competenza toccano il culmine quando, nel 2007 diventa Capo della Polizia.
Alla sua attività di poliziotto Manganelli affianca quella di docente di Tecnica di polizia giudiziaria all’Istituto Superiore di Polizia in cui mette a frutto la sua profonda esperienza nell’ambito dei sequestri di persona. La sua figura intanto si lega a importanti operazioni che portano all’arresto di alcuni dei più famigerati latitanti mafiosi.
Una figura a tratti controversa che, dopo aver fatto di tutto per rendere la Polizia, come diceva lui, una casa di vetro si trova a dover gestire lo scandalo degli appalti truccati all’interno del Viminale. È una dura botta per lui che voleva rendere l’istituzione trasparente, in cui i cittadini potessero guardare senza filtri. Questa vera e propria fissazione per la trasparenza Manganelli la avverte come una necessità anche per tentare di porre rimedio ad alcune pesanti situazioni che hanno visto coinvolta la Polizia. Stiamo parlando, in particolare della condanna per falso riguardo la catena di comando durante i tragici fatti del G8 di Genova e dell’irruzione nella Diaz e dell’uccisione di Federico Aldrovandi durante un controllo di Polizia nel 2005; episodio questo per cui si arrivò alla condanna di quattro agenti. Manganelli chiede ufficialmente scusa per questi episodi riconoscendone la gravità e il rischio che questi potessero compromettere la fiducia dei cittadini nei confronti della Polizia.
Una figura,come dicevamo, controversa e spesso discussa ma, indubbiamente un capo di notevole esperienza e professionalità. della sua morte non potevamo non dare notizia anche noi di nuoviconcorsi.it
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