In parole semplici questa riforma significa tagli: 30 mila soldati in meno in dieci anni. Lo scopo, dichiarato, è avere un esercito più snello ma con maggiori investimenti nell'addestramento
I numeri della riforma
Molti giornali, nei giorni scorsi, hanno parlato di esercito light. In pratica questo snellimento si tradurrà, da qui al 2024, in un taglio progressivo pari a 30000 unità; quando la riforma sarà a regime si parla di un organico costituito da 150000 militari e 20000 civili. Le intenzioni sottese a questa riforma dovrebbero rispondere, secondo il Ministero della Difesa, per far fronte ad una complessiva organizzazione qualitativa delle stesse Forze Armate. L’esigenza sarebbe quella di mettere le nostre Forze Armate al passo con quelle della Nato in vista delle missioni all’estero. Proprio tre gironi fa, a tal proposito, il Governo, ha stanziato ben 235 milioni per la missione in Afghanistan e 81 per quella in Libano.
Riforma o razionalizzazione
Come riportato anche dal quotidiano La Stampa, il Ministro della Difesa Mauro ha preferito parlare di razionalizzazione e non di riforma. Le sue parole sottolineano come ormai fosse non più rimandabile la questione di una più efficace ed efficiente distribuzione delle risorse, (sempre più esigue) in linea con i bisogni di migliorare l’addestramento delle unità. Nei dettagli, che si chiami riforma o che si chiami razionalizzazione, questa riorganizzazione porterà dei tagli e neanche pochi. Secondo quanto riportato dal quotidiano torinese graduati e ufficiali si ridurranno del 20%. Al termine del decennio considerato diminuirà del 30% il numero di generali e ammiragli; i colonnelli si ridurranno da 1957 a 1566 e i generali saranno 310 a fronte degli attuali 442. Tagli del 30% anche per quanto riguarda caserme e basi. Previsti sostegni alle famiglie e alle giovani coppie in cui entrambi lavorino nell’esercito.
Sindacato contro
Come era facile prevedere (e legittimo aspettarsi) i sindacato non hanno tardato a far sentire la loro voce discorde. In particolare il Cocer si dice critico nei confronti di quelle ipotesi che vedrebbero i tagli e i trasferimenti ad altre Amministrazioni come la perdita di alcune conquiste: come cinque anni di contributi aggiuntivi per chi partecipa alle missioni e come alcune indennità sulle retribuzioni. La questione è delicata in quanto, secondo il Cocer, tale riforma rischia di mettere in discussione il significato stesso delle Forze Armate. Pensiamo che la questione non finirà qui.
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