Il Codice dell'Ordinamento Militare, nato con l'intento di semplificare il quadro normativo, non manca però di suscitare perplessità e polemiche
Il Codice dell’Ordinamento Militare nasce ed entra in vigore nel 2010: lo scopo sotteso a queste norme era quello di semplificare l’insieme di regole che costituiscono appunto l’ordinamento militare: un modo per dare coerenza e ordine ad un argomento, fino ad allora, piuttosto confuso.
In termine tecnico bisogna dire che l’Ordinamento Militare è un codice e non una legge in senso stretto. Codice nel senso anche etimologico della parola in quanto, attraverso esso si è cercato di stabilire e individuare quelle funzioni e quelle caratteristiche operative e strutturali proprie del comparto difesa. Un modo insomma per dare coerenza e chiarezza anche nell’ambito degli specifici compiti delle singole Forze Armate. Un lavoro non semplice visto che, spesso, si è trattato di raggruppare e modificare alcune vecchie norme, adattandole pragmaticamente ai tempi che cambiano e ai conseguenti cambiamenti operativi delle stesse Forze Armate.
Con l’applicazione di tale ordinamento si è davvero semplificato il quadro normative, andando di fatto ad abrogare tantissimi articoli, alcuni ormai obsoleti, altri non più rispondenti alle modificate esigenze organizzative dell’Amministrazione Militare.
Ma dove ha maggiormente inciso il Codice di Ordinamento Militare? In particolare nell’aspetto amministrativo con l’articolazione tra Ministro, area tecnica, area industriale e ambito della Giustizia. Nel 2012, con uno specifico Decreto Legge, sono state introdotte alcune modifiche atte a migliorare e perfezionare ulteriormente il nuovo testo. E come spesso accade quando si rimette mano alle regole, ve ne sono alcune che non hanno mancato di suscitare perplessità. Tra tutte, come indicato dal Blog dell’Esercito, quella che abolisce il carcere per chi (citiamo letteralmente) “promuove, costituisce, organizza o dirige associazioni di carattere militare, le quali perseguono, anche indirettamente, scopi politici e si organizzino per compiere azioni di violenza o minaccia”.
Un altro articolo che sta suscitando non poco malumore è quello in base al quale i militari possono pubblicare libri o altro materiale scritto, o manifestare pubblicamente il loro pensiero solo se esso non riguarda argomenti di interesse militare, di servizio o altro materiale per la cui divulgazione sia necessaria l’autorizzazione.
Molti, all’interno delle Forze Armate vedono in questi provvedimenti un modo per “isolare” i militari da tutto il resto della società, creando paradossalmente il rischio di compromettere proprio quella necessaria apoliticità tipica delle Forze Armate.
La fonte di questo articolo è il Blog dell’Esercito.
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