Importante e sottovalutata figura professionale che nasce per prestare servizio in quella che viene definita "polizia di prossimità": vicinanza al cittadino, operatività territoriale e sicurezza partecipata. Ma non mancano i problemi
La figura del carabiniere di quartiere nasce nell’ambito di quella che viene chiamata “polizia di prossimità”: uno strumento nato per presidiare i quartieri dando così ai cittadini una percezione di vicinanza, di prossimità appunto, e quindi di sicurezza.
La figura professionale del carabiniere di quartiere, insieme a quella di poliziotti di quartiere, nasce nel 2002. L’idea di fondo era quella di far sentire più vicini ai cittadini gli operatori di polizia.
Il carabiniere di quartiere operativamente lavora in collaborazione con le altre pattuglie e, organicamente, fa parte dell’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico.
La loro dislocazione viene stabilita dalla prefettura per controllare quartieri e zone specifiche. Il carabiniere di quartiere e il carattere di prossimità del suo servizio si basa su una continua flessibilità e adattamento alle esigenze territoriali, con procedure operative che devono cambiare continuamente. La sua particolare funzione dovrebbe favorire anche una sorta di collaborazione-relazione tra forze dell’ordine e cittadino. La filosofia è quella della così detta “sicurezza partecipata” che tiene conto della complessità estrema della convivenza sociale che richiede la collaborazione di molti attori, privati cittadini, organizzazioni e altro. Oltre ad una formazione specifica il carabiniere di quartiere opera con l’attrezzatura di base a cui si aggiunge un computer palmare e sistemi ricetrasmittenti per stare in contatto con altre forze di polizia.
Del carabiniere di quartiere si è tornato a parlare recentemente purtroppo per alcuni episodi drammatici che ne hanno messo in luce la precarietà e la sottovalutazione. È di pochi giorni fa la notizia di un carabiniere di Lodi ucciso con tre colpi di pistola. Episodio che ha riaperto le polemiche sulle condizione in cui lavora la figura del carabiniere di quartiere. Già dal 2009 il Cocer chiedeva al Comandante Generale dell’Arma che il servizio fosse assicurato da almeno due militari. E il Cocer torna alla carica proprio dopo questo tragico episodio che mette in luce come sulla sicurezza non si possa tagliare.
Pochi giorni dopo anche a Varese un carabiniere di quartiere è stato aggredito da uno spacciatore. Questa volta la vicenda si è conclusa senza drammi ma proprio grazie all’intervento di un altro carabiniere che svolgeva servizio in una zona limitrofa. Questi due episodi hanno indotto i Consigli di rappresentanza dell’Arma a richiedere nuovamente che termini il servizio con un solo uomo e che anche i carabinieri, come avviene per la Polizia di Stato, possano lavorare in coppia.
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luca -
cm si dv fare la domanda per entrare nei carabinieri di quartiere possono anche noi cittadini senza svolto il vfp1
Michele -
la destinazione alla figura del Carabinieri di Quartiere era destinata al personale Ausiliario dell’Arma cioe’ ai Carabinieri Ausiliari i quali tutt’ora essendo idonei sono rimasti a casa ,preferendo personale gia in servizio dai Comandi Stazione causando carenza di organico sul territorio……..oggi si lamenta di Pubblica Sicurezza e i carabinieri Ausiliari sono Disoccupati…
Andrea -
Concordo sul fatto che i Carabinieri di quartiere sono sottovalutati e invece fanno diminuire il divarico tra Forze dell’ordine e Cittadini.
Mi piacerebbe potermi candidare.