È quello che rischia di accadere nella provincia di Catania dove la Polizia Penitenziaria potrebbe non essere più in grado di effettuare il trasporto dei detenuti
Mancano i soldi
verrebbe da dire che non è una novità. Ma a Catania la Polizia Penitenziaria rischia di non avere mezzi per mancanza di soldi. È quello che emerge da una denuncia di Donato Capece, segretario del SAPPE, che sottolinea come siano ben 32 i mezzi del Nucleo provinciale Traduzioni che, fermi per riparazione, non possono essere riparati per mancanza di soldi. Sembra una barzelletta ma non lo è. E la cosa ancora più beffarda è che dirlo, quasi disarmata, è la stessa Amministrazione Penitenziaria in risposta a molte richieste che arrivano da molte direzioni delle carceri. La situazione infatti non è certo limitata solo alla provincia di Catania. La situazione è davvero mortificante per gli uomini e le donne che lavorano nella Polizia Penitenziaria. In aggiunta a ciò, ci sono moltissimi furgoni adibiti alle traduzioni che hanno accumulato centinaia di migliaia di chilometri e che avrebbero bisogno di controlli periodici. E anche questi controlli non vengono effettuati per mancanza di soldi. Peccato che questi controlli prevederebbero anche alcune procedure di sicurezza anche a tutela dei poliziotti stessi.
Denuncia al Ministro della Giustizia
Il sindacato ha denunciato la catastrofica situazione al Ministro della Giustizia sottolineando come questa insostenibile modalità di lavoro avvenga in carceri (come quella della provincia di Catania) in cui la maggior parte dei detenuti sono di media e alta pericolosità. 80 poliziotti che lavorano per stipendi del tutto non all’altezza del compito svolto, con turni giornalieri che vanno oltre le nove ore.
Vergognoso spreco di denaro
Il sindacato coglie l’occasione per sottolineare come questa vergognosa situazione si accompagni ad esempi insostenibili di spreco di denaro. Fa l’esempio del carcere di Perugia al cui interno vi è un centro clinico che è costato diversi milioni ed è inutilizzato. A fronte di questo scempio c’è una situazione sanitaria disastrosa se è vero, come sostiene il sindacato, che oltre il 70% dei detenuti ha problemi di salute. Un terzo della popolazione carceraria è tossicodipendente e il 4% di quelli che si sono sottoposti allo specifico test sono risultati siero positivi. In queste anche rischiose condizioni lavorano gli uomini e le donne della Polizia Penitenziaria a cui mancherebbero oltre 7000 unità per poter operare a regime. Fonte grnet.it
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